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Consumo energetico dei BigData


Alexander Palummo


one - Sabato 22 Ottobre - ore 10:00

Uno dei concetti chiave per essere consapevoli e potersi fare un'idea dei consumi legati oggi alle attività Internet è quello di "impronta ecologica digitale". Per comprenderla concretamente bisogna riflettere su dati prodotti da recenti studi, come quello condotto dai ricercatori della Purdue University, della Yale University e del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Per esempio, una sola ora di videoconferenza o trasmissione: emette da 0,15 a 1 kg di CO2 (equivalente ci circa ½ litro di benzina), richiede da 2 a 12 litri di acqua, consuma un’area di terra approssimativamente delle dimensioni di mezzo metro quadro. Se consideriamo che in diversi paesi è stato registrato un aumento di almeno il 20% del traffico Internet da marzo del 2020 e che è possibile che la tendenza sia restata grossomodo immutata fino alla fine del 2021, il solo aumento dell’uso di Internet richiederebbe una foresta di circa 185.443 km2 (un’area molto vicina alla superficie terrestre della Siria) per catturare il carbonio emesso. La quantità di acqua usata necessaria per l’elaborazione e la trasmissione dei dati sarebbe quella sufficiente a riempire più di 300.000 piscine olimpiche, mentre l’impronta di suolo risultante sarebbe approssimativamente uguale alle dimensioni della città di Los Angeles (Obringer et al., 2021). All’interno di questa cornice, gli SMS (sempre più in disuso) risultano, pensate un pò, lo strumento più ecologico secondo Mike Berners-Lee, ricercatore della Lancaster University e fratello di uno degli inventori del Web, Tim Berners-Lee . E sorvoliamo sui problemi ecologici e di consumo di suolo inerenti più recenti prospettive connesse all’ipotesi di estrema digitalizzazione, moneta digitale in primis, ma anche tanto altro (es. BIM): anche questo è con ogni probabilità un settore che, se non debitamente circoscritto e regolamentato, ci riserverà alcune sorprese in termini di consumi.



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